Franco Pasargiklian – Mensile di informazione e studi per le componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile, n.4 – 2020, pp.60-65.
I Nu.Vol.A per l’emergenza coronavirus
Al termine della Fase 1 dell’emergenza Covid-19 abbiamo incontrato “da remoto” Giorgio Seppi, presidente dell’ANA-PC del Trentino, per fare un bilancio sulle attività che i volontari di questa importante Associazione, specializzata nella logistica, hanno svolto a favore dei cittadini e delle istituzioni locali.
Presidente Seppi, innanzitutto su quali forze potete e avete potuto contare?
Siamo 580 volontari sotto gli 80 anni, più di una ventina di onorari. Purtroppo c’è un fatto negativo: circa 420 dei nostri superano i 60 anni. Ergo i giovani sono molto pochi, il che significa che in questa pandemia di attivi eravamo davvero pochi, visto che è stato chiesto agli over 65 di non esporsi. Da qui l’attivazione di un numero molto limitato di nostri volontari. Devo dire comunque che la partecipazione e l’abnegazione è stata notevole con decine di interventi quotidiani. E’ stata una tipologia di attività eminentemente urbana perché, invece, nelle località delle valli a mobilitarsi per aiutare persone anziane o in difficoltà è stata la comunità stessa.
La fase 2 è appena iniziata e forse le vostre attività non sono poi ancora così cambiate. Tuttavia, cosa è avvenuto in fase 1? Quando siete stati attivati?
I nostri primi interventi sono iniziati il 2 marzo, con la distribuzione di saponi sanificanti antibatterici negli istituti scolastici. Da lì è stato un crescendo. La nostra attività principale è derivata dal progetto delle Politiche Servizio Sociali della PAT a supporto di quella parte della popolazione anziana, disabile o malata. E’ stato istituito un numero di telefono dedicato a utenti, comunità di valle o comuni che potevano contattarlo per chiedere aiuto nel reperimento di generi alimentari o farmaci. La nostra disponibilità consisteva nel ricevere due volte al giorno un report con le indicazioni di chi aiutare e cosa fare. Elenchi molto dettagliati in ogni senso, nati prevalentemente per chi – anziani dai 75 anni in su o malati – fosse privo di una rete familiare o amicale in grado di sopperire alle problematiche che impedivano di uscire a fare gli acquisti essenziali. Ricevuto il report, i volontari si distribuiscono gli acquisti da fare in genere nel luogo più vicino per poi effettuare la consegna della spesa a casa dell’utente.
All’inizio un po’ dappertutto, uno dei maggiori problemi ha riguardato la disponibilità dei dispositivi di protezione individuale. Voi come eravate messi?
L’essenziale – cioè mascherine e guanti – non è mai mancato. Il progetto operativo, però, è partito il 17 marzo solo dopo che abbiamo stilato un vademecum di tutela dei volontari coinvolti in questa attività: regole di comportamento nei luoghi di approvvigionamento e soprattutto, nei luoghi di consegna della spesa e nessun contatto con i destinatari.
Altre precauzioni particolari?
I nostri locali sono stati sistemati in modo da avere il massimo distanziamento tra i tavoli di lavoro (almeno 2 metri). Tavoli e locali sono sanificati quotidianamente. A ciascun volontario viene misurata la temperatura e consegnati guanti e mascherine.
Tra le vostre consegne c’erano anche le mascherine distribuite dalla Protezione Civile?
Certamente. Come corollario il progetto prevedeva varie altre attività, tra cui la consegna delle mascherine; se sfuse, provvedevamo noi stessi a imbustarle in modo da consegnarle confezionate. Questo però non sempre e non ovunque. Per esempio, a Trento e Rovereto abbiamo provveduto alle consegne in due tornate diverse insieme ai Vigli del Fuoco permanenti, alla Cri e al Soccorso Alpino.
Nessuno di voi è risultato positivo?
Finora nessuno. Siamo stati davvero molto attenti. Così ora siamo tutti sani.
Oltre alla consegna delle mascherine quali altre attività avete svolto a corollario nel progetto delle Politiche dei Servizi Sociali?
Per conto degli istituti scolastici abbiamo consegnato i computer portatili agli studenti che ne erano privi ed effettuato il ritiro e la consegna di effetti personali a degenti ricoverati nelle strutture ospedaliere. Abbiamo collaborato anche con la Caritas per consegnare generi alimentari alle famiglie in difficoltà, distribuito DPI a ospedali, Forze di Polizia locali, comuni, enti e aziende sanitarie e montato gazebi per la protezione di operatori impegnati nella sanificazione di automezzi. Insomma, non ci sono mancate cose da fare a 360°! E’ stata un’esperienza completamente nuova: specializzati nella logistica e soprattutto nella “gastronomia” con la nostra Colonna mobile, questa volta abbiamo fatto qualcosa di completamente diverso sia organizzativamente che umanamente. C’era sempre, soprattutto all’inizio, una forte tensione causata da questo nemico invisibile che non ti lasciava mai e che alla sera potevi portare a casa. Siamo addestrati per altre attività, in questo caso non ci sono stati gran corsi per formarci.
C’è stato qualche episodio che vi ha particolarmente toccato o commosso?
Non uno particolare. Ricordo la gentilezza e la gratitudine quasi imbarazzante delle persone che ricevevano i nostri pacchi. Davvero commuovente. Si respirava tutto il senso della comunità trentina.
Franco Pasargiklian – Mensile di informazione e studi per le componenti del Servizio Nazionale della Protezione Civile, n.4 – 2020, pp.60-65.